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sabato 13 settembre 2014

Centralità Tor Vergata: qualche opinione a riguardo.

Dopo aver esplorato nelle scorse settimane qualche sporadico esempio di edilizia di discreta qualità nella varie zone di Roma, l'articolo di oggi ci riporta purtroppo alla triste e dura realtà quotidiana.

Parliamo oggi della centralità Tor Vergata, un quartiere sorto negli anni del nuovo miracolo economico romano, ovvero subito dopo il 2000, quando intorno al raccordo anulare era un fiorire di cantieri per le nuove (e orripilanti) "centralità".

In questa nuova zona di urbanizzazione, che prende il nome dalla vicina università romana, si possono riscontrare varie criticità che fanno apparire il quartiere, se possibile, ben peggio di quello che in realtà è.

Innanzitutto la struttura urbanistica che potremo definire esplicitamente con un termine: agghiacciante.
Verrebbe da chiedersi chi ha potuto approvare una mostruosità del genere.


L'assurda viabilità del quartiere: strade principali strette e strade di quartiere larghe ma senza uscita. 

In quest'altra immagine possiamo invece vedere come avviene l'immissione e l'uscita dalla zona residenziale e commerciale, ovvero attraverso un incrocio brutto e pericoloso, dove la visibilità latita.
Chi ha consentito la costruzione del quartiere non si è forse accorto della strettezza di via di Tor Vergata? 
Si poteva quantomeno pensare a dei lavori di adeguamento dell'arteria, con un allargamento della sede stradale vicino agli incroci. 
Invece così il risultato è un lavoro fatto davvero da cani.  



E per finire, una galleria di foto per documentare il quartiere in sé per sé, consigliata solo a stomaci forti.
Innanzitutto l'architettura, completamente assente. I palazzi sono decisamente mediocri, anche se, per fortuna, non raggiungono la bruttezza notata a Ponte di Nona, con i palazzi circondati tutt'intorno da pesantissimi balconi. 

Secondo poi, vada per il disegno inesistente, ma ci sono anche degli errori progettuali (a parer mio), cosa che si può notare dalla presenza di pareti cieche e grigie e dalla presenza di simil-porticati al pian terreno di alcuni palazzi, ovviamente già segnati a dovere dai vandali di turno. 

Terzo ma non ultimo appunto, la zona versa in uno stato di degrado non indifferente. La cosa è ancora più sconcertante se pensiamo che questo è un quartiere relativamente giovane, con opere concluse giusto pochi anni fa!

L'unica nota positiva sono gli spazi condominiali, ovvero quelli adiacenti ai palazzi, dove quantomeno viene curato il verde nelle aiuole.


Insomma, è sempre bene ribadire l'importanza del "De Gustibus", ma è anche vero che questo quartiere presenta una serie di caratteristiche assai discutibili. 



L'evidente degrado degli spazi pubblici



















8 commenti:

Anonimo ha detto...

intelligenza è saper discernere ma non mi pare che tu abbia questa dote.
è il tuo livello ad essere mediocre non l'architettura di quei palazzi; a me sembrano più che accettabili visti gli orrori a cui ci hanno abituati negli anni 50-60 dai via tuscolana a via tiburtina passando per la magliana

Stefano ha detto...

Se ti piace così tanto, vai a viverci.

Io resto volentieri nel mio mostruoso quartiere anni '60 con tutti i servizi a portata di mano, senza dover diventare schiavo della macchina per ogni singola commissione.

Tra l'altro la critica non è solo sull'estetica dei palazzi, ma anche sul progetto urbanistico, il che mi fa pensare che il tuo commento sia volutamente offensivo e in cattiva fede.

Auguri.

Anonimo ha detto...

Ha ragione Dotti, quel quartiere è un abominio e i palazzetti di mattoncini finto "tradizionale" sono raccapriccianti

Anonimo ha detto...

A Tor Vergata hanno voluto costruire dei quartieri "urbani" con strade, porticati, piazzette, negozi, ristoranti, in una zona in cui è difficile camminare, gli autobus passano di rado e la popolazione si sposta in auto per quasi tutte le necessità.

E alla fine si sono ritrovati con un quartiere che riunisce gli svantaggi del centro e della periferia: degli appartamenti piccoli come in centro, e dei servizi distanti come in periferia.

A parità di distanza dal centro e di offerta di servizi sarebbes stato più efficiente costruire delle ville a schiera, che avrebbero potuto offrire ai futuri abitanti spazi più generosi e giardini privati per ogni appartamento.

FabioMassimo ha detto...

VilleNouvelle, sbagli tutto.
La soluzione al problema è quella opposta a quella che indichi tu.
E' vero che hanno voluto costruire un quartiere urbano ma è vero che non lo hanno mai completato: il quartiere manca di compattezza, troppi spazi vuoti, troppi strade che non vanno da nessuna parte, prati che sono pascoli per le pecore, insomma troppo "verde" che non potrà mai definirsi "parco"...
Al contrario bisognerebbe riempire gli spazi vuoti, costruire in densità, strade e piazze ben definiti, architetture di qualità.
Le villette a schiera di cui parli tu non farebbero altro che aumentare lo straniamento fisico e sociale del quartiere, fomentando lo sprawl e la cementificazione dell'agro romano che, francamente, non possiamo più permetterci.

Anonimo ha detto...

No vi prego le ville a schiera hanno fatto già abbastanza danni in questa città

Anonimo ha detto...

Dal punto di vista dell'utente, mi chiedo che cosa potrebbe spingermi ad abitare in un palazzo all'estrema periferia piuttosto che in un palazzo in centro o in una villetta in periferia:

- se abito in un palazzo in centro ho meno spazio e meno verde, ma in compenso ho tutti i servizi a portata di mano.

- se abito in una villetta in periferia non ho servizi a portata di mano, ma ho una casa più grande e un giardino tutto per me.

- se abito in un palazzo in periferia non ho ne il verde, né i servizi: dunque, per quale ragione dovrei andare ad abitare lì?

I quartieri di villette fatti bene esistono: per restare a Roma possiamo pensare alla Garbatella o a Monte Sacro (che restano i miei quartieri preferiti a Roma): perché non prendere esempio e ripartire da lì?

ArchD ha detto...

Concordo con Fabio Massimo sul fatto che la visione di Villenouvelle sia ormai obsoleta ed anti-urbana.
I quartieri di villette sono sprawl. Puoi farli bene quanto vuoi ma sempre sprawl restano.
Non è un caso che Garbatella e Montesacro risalgano agli anni '20 quando la popolazione di Roma era assai meno numerosa di quella odierna e di terreno libero edificabile ce ne era in Badate bene, non è una questione estetica né tantomeno ideologica. Semplicemente i quartieri di villette sono un modello di sviluppo, ahimé, non più sostenibile.

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