Se escludiamo Casa Italo, la piastra della stazione Tiburtina è rimasta in uno stato di abbandono e desolazione per oltre un anno.
Sembrava che il problema fosse dovuto al boicottaggio verso la nuova concorrenza ferroviaria, che fa di Tiburtina uno dei suoi due hub romani.
Ma dallo scempio che si sta consumando nella nuova struttura, sembra che, invece, il problema fossero anche le strutture, poco funzionali ad ospitare locali commerciali.
Il dramma in tutto ciò sarà il risultato finale. Infatti il progetto di Desideri è stato completamente stravolto e le logge galleggianti hanno visto sminuire parte di questa loro peculiare caratteristica a causa dell'opprimenza dei nuovi spazi.
Non solo, in altri punti della piastra, come il corridoio in direzione dell'atrio Pietralata, si stanno piazzando i nuovi negozi nel bel mezzo del passaggio, andando a ridurre in modo notevole lo spazio per i viaggiatori.
In ogni caso i lavori procedono ormai spediti e non manca molto per poter dare un giudizio definitivo su questi lavori.
3 commenti:
Penso che l'architetto sia stato pagato abbastanza da capire che non c'era altro modo di inserire spazi commerciali in quel "vuoto" che aveva creato.
Era bellissimo ma...l'utilità? La praticità? Un architetto non dovrebbe pensare anche a questo? O solo al lato estetico?
mah...
L'architetto quando progetta segue le indicazioni funzionali e dimensionali che gli vengono fornite dalla committenza.
La colpa quindi non è dell'architetto ma del committente (in questo caso R.F.I.) che all'epoca dell'incarico chiese di inserire nel progetto una quota di attività commerciali insufficiente allo scopo.
Adesso se ne sono accorti e ci hanno messo la pezza.
In questo caso, se fossi nei panni di Desideri, chiederei i danni all' R.F.I. per danneggiamento d'immagine, non sarei contento di accostare il mio nome a uno scempio tale. Appena inaugurata era un sogno (seppur una cattedrale nel deserto), ora sembra una baraccopoli.
Posta un commento